Il termine hacker deriva da hack
     che, traduzione letterale a parte, indica gli scherzi elaborati con cui si divertivano
     gli studenti del Mit (Massachussetts institute of technology).
     Scherzi progettati con studio ed arte.
     In particolare,si definivano hackers, alcuni tra gli studenti che
     lavoravano al Signal and power subcommitee.Quest'ultima 
     era la sottocommissione per lo studio dei segnali e dell'energia, un sottogruppo del
     Tmrc, una delle diverse associazioni
     universitarie che vertevano su interessi particolari.
     Fu all'interno del Mit che si formò e sviluppò 
     l'Etica hacker e quel
     diverso rapporto uomo-macchina destinato a cambiare la vita di noi tutti.
     Questi anni segnarono inoltre, la nascita della scienza informatica con  l'uscita:
     
Fino agli ultimi anni sessanta la comunità hacker del Mit, impegnata ad
     hackerare le macchine di cui disponeva, studiandone cioè il sistema,
     progettando assemblatori, debuggers, programmi migliori, al fine di renderle
     sempre più efficienti, ebbe modo di crescere indisturbata.
     Spesso partendo da un progetto impostato anche da professori del Mit, gli
     hackers si impegnavano con una tale abnegazione, passione nel realizzarlo,
     da portarli a delle prolungate veglie. 
     Nel frattempo l'hackeraggio stava coinvolgendo sempre più individui,
     grazie anche allo svilupparsi, dal 1965 al 1980, della terza generazione di
     computers, contrassegnata dall'utilizzo di circuiti integrati a media e
     larga scala, dispositivi di memoria di massa con capacità di
     memorizzazione assai elevata e periferiche più sofisticate ed efficienti.
     Questo permise l'utilizzo di mini e microcalcolatori negli uffici, nelle aziende
     ed i calcolatori personali vennero introdotti sul mercato dei beni di largo
     consumo.
     Gli hackers non si erano posti il problema del possibile conflitto che, 
     avrebbe generato nelle persone comuni, questo relazionarsi nella vita con
     il computer.
     Nelle molte manifestazioni pacifiste che si tennero in America, nel periodo
     della guerra del Vietnam, ci furono accuse generalizzate, rivolte ai detentori
     di un sapere scientifico legato ai computers ed accuse specifiche rivolte a
     quelli del
     Tech Square
     e quindi dell'
     Ia lab, il laboratorio di intelligenza artificiale.
     L'Ia lab era finanziato dall'Arpa
     ,
     del Ministero della Difesa e la conseguenza logica, per il movimento dei
     pacifisti, era che quello che veniva creato nei suoi laboratori avesse un
     impiego militare.
     Il ministero della difesa pur non pretendendo, si aspettava delle possibili
     applicazioni militari dai risultati del lab.
     La risposta degli hackers fu diversa; ci furono alcuni che negarono
     l'evidenza ed altri che misero la questione in termini di scelte ossia 
     meglio il ministero della difesa con le sue chiare
     richieste che il ministero del commercio o dell'educazione, con la egemonizzazione
     della ricerca.
     Gli anni settanta videro l'applicazione dell'etica hacker su scala maggiore.
     Un leggendario di questo periodo è John T.Draper, alias Captain Crunch,
     che adottò questo pseudonimo da una marca di cornflakes che dava in
     omaggio un fischietto; Draper scoprì che emetteva una frequenza di
     2600 hertz la quale, quando una linea telefonica diretta, in particolare
     interurbana, è inattiva, viene inviata all'altro estremo.
     Entrambi gli estremi inviano questa frequenza l'un l'altro.
     Con questo segnale era perciò possibile effettuare telefonate in qualsiasi
     parte del mondo gratis.
     Questa possibilità era già conosciuta da un gruppo di ragazzini ciechi,
     Dennie, Jimmie ed altri che J.Draper conobbe in quel periodo.
     Dal fischietto giocattolo si passò alle
     blue,
     black e red boxes, le quali
     avevano le stesse funzioni di questo; producevano i segnali necessari
     ad eludere il sistema telefonico americano.
     Era l'inizio del phone-phreaking.
     
    
     
Alla fine degli anni settanta si sviluppò la quarta generazione di computers,
     con l'avvento dei circuiti integrati a larga scala di integrazione.
     All'inizio degli anni ottanta, il panorama informatico, era in pieno fermento
     non solo in America.
     Ai più della "massa europea" fino a questo periodo, il termine computer
     era sconosciuto; furono però in parte scossi da un produttore inglese, Sir Clive
     Sinclair, ideatore dello ZX Spectrum.
     Un prodotto che non era certamente tra i migliori, ma immesso sul mercato nel
     momento giusto.
     Questi sono gli anni in cui la febbre del computer, iniziata in piccoli negozi di
     software esplode nei grandi magazzini e nei punti vendita specializzati,
     proponendo prodotti sia professionali che familiari.
     I media si pongono domande sulla mania dei computers diffusasi come un virus e su
     come considerare i giovanissimi che rimangono incollati alla tastiera per ore;
     disadattati o anticipatori di un modo di vivere del 2000?
     E gli hackers? Loro avevano contribuito a questa espansione ed alla creazione
     di nuove società di hardware e software.
     Per esempio, Steve Wornak, era un hacker puro la cui creazione, l'Apple II,
     fu lanciata sul mercato da Steve Jobs, non propriamente un hacker,
     che portò l'Apple ad essere una delle industrie più dinamiche del
     settore, con sorpassi e rimonte clamorosi con l'IBM e nel 1980, ad essere
     quotata in borsa.
     Da alcuni anni, molti hackers vengono assunti da grosse aziende per controllare
     il loro software e la sicurezza delle loro reti, perchè particolarmente 
     abili nell'intrufolarsi nel sistema informatico.
     Questo ventennio ha visto inoltre il crescere e svilupparsi di una nuova "attitudine", il
     Cyberpunk.
     Non facile da definire, è uno stile di vita ed un genere letterario.
     Il primo uso della parola "cyberpunk" per descrivere un genere letterario viene fatto 
     risalire ai primi anni '80 ed è accreditato a Gardner Dozois, l'editore
     dell'Isaac Asimov's Science Fiction Magazine;
     prelevò la parola dal titolo di una breve storia di Bruce Bethke "Cyberpunk"
     .
     All'interno del Cyberpunk è possibile far confluire essenzialmente:
     

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